EUTANASIA DI UN OSPEDALE
Il lento, progressivo e inarrestabile smantellamento dell'Ospedale di Castel del Piano
EUTANASIA DI UN OSPEDALE
Eutanasia. Nessun altro termine viene in mente infatti, per descrivere la drammatica riduzione di posti letto e servizi e lo smantellamento del quale è stato oggetto l’ agonizzante Ospedale di Castel del Piano.
L’ Ospedale, che nei suoi anni d’oro contava circa 170 posti letto, un attivo reparto di chirurgia, ostetricia e ginecologia e una medicina, è oggi ridotto ad un’ area di degenza unica con 18 posti letto, dei quali 4, destinati alla geriatria. In un territorio come quello dell’ Amiata, nel quale la popolazione ha un’età media piuttosto elevata, non ci voleva molto a prevedere che le degenze sarebbero state mediamente più lunghe e che, data la poca disponibilità di posti letto, i pazienti sarebbero stati costretti a trovare posto in nosocomi distanti quali Abbadia San Salvatore, Pitigliano o Massa Marittima. L’impatto e il disagio per gli utenti, per i familiari e per i parenti che li dovrebbero assistere o solo confortare con una visita, sono facilmente intuibili. Non è migliore la situazione per quanto riguarda l’organico dei medici formato da 5 professionisti, di cui 3 Geriatri, che devono coprire sia il reparto che le varie attività ambulatoriali, con ripercussioni e difficoltà sulla turnistica e per la fruizione delle ferie. Rimane, nel frattempo, ancora incredibilmente inaccessibile un intero reparto, del quale avevamo già denunciato la “temporanea chiusura” per lavori, con 14 posti letto, 5 per acuti e 9 destinati alla riabilitazione, reparto arredato di tutto punto ma nel quale, guarda un pò, i lavori non sono mai iniziati e dall’ingresso del quale è stato rimosso anche il nome. Ed è per la chiusura di questo reparto di degenza, e solo per questo, che non sono in sofferenza gli Infermieri e gli Operatori socio sanitari che sono stati spostati nell’unico reparto aperto.
Altro tasto dolente è la Radiologia che, con un Primario “uno e trino“ essendolo anche di Abbadia San Salvatore e Nottola, ha un organico ridotto a 3 Radiologi e per questo nel pomeriggio le liste per gli utenti esterni sono chiuse e vengono effettuate prestazioni solo per il pronto soccorso e per i pazienti interni. Non solo, teoricamente dalle 20 viene attivata la “ tele medicina” dato che la notte non è prevista la presenza fisica di un Radiologo ma, in pratica, l’attivazione avviene ben prima impedendo così l’effettuazione di alcuni accertamenti diagnostici, quali ad esempio ecografie addominali e TAC per traumi cranici, per i quali è indispensabile la presenza del Medico.
Da sottolineare inoltre che, senza la determinata presa di posizione degli Infermieri del pronto soccorso contro l’uso dei cosiddetti POCT - in sostanza e per semplificare, delle postazioni di analisi mediche -, anche il laboratorio analisi avrebbe subito un drastico ridimensionamento secondo la gestione, volta a principi economicistici e non di salute, delle strutture sanitarie che antepone il rapporto risorsa/risultato a quello risultato/risorsa.
Una situazione quindi, a nostro avviso drammatica, fonte di disparità nell’accesso ai servizi e di profondo disagio per la popolazione dell’Amiata, situazione che però sembra interessare ben poco i Sindaci del comprensorio che invece, sempre a nostro avviso, dovrebbero difendere pubblicamente e con forza l’Ospedale, i livelli occupazionali e rivendicare per i cittadini da loro amministrati, standard adeguati di accesso alla cura e di salute. Preannunciamo, all’incirca per metà marzo, un presidio a difesa dell’Ospedale di Castel del Piano e contro il suo smantellamento, al quale invitiamo sin d’ora a partecipare la popolazione e le Istituzioni.